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Principali indicatori economici per capire come il mercato si muove 

Sia che ci si identifichi come trader che come investitori, i principali market mover che scostano e influenzano l’andamento devono essere conosciuti e visti come assoluta priorità per poter fare un’analisi completa di quello che sta succedendo. Grazie alla connessione costante questi market mover devono essere tenuti sotto controllo sempre con maggiore attenzione, proprio per colpa del massiccio impatto che quotidianamente hanno nei mercati. Oltre che a fornire un elenco dei principali, c’è da sottolineare da dove essi provengono per la maggior parte. La potenza che il mercato finanziario americano esercita su l’entropia mondiale è ben risaputa e proprio per questo valori come mercato del lavoro, crescita del prodotto interno lordo o inflazione di Washington cambiano l’umore giornaliero, settimanale o mensile dei vari investitori. 

Iniziamo procedendo con ordine. 

Ciò che muove le valutazioni dei mercati finanziari sono gli andamenti che si prevedono futuri più che quelli passati, dove aspettative sul futuro dell’economia, su utili societari e sugli interventi che le banche centrali potrebbero essere costrette ad adoperare per sistemare determinate situazioni che mettono in movimento il mercato, orientando l’idea di cosa potrebbe essere più probabile nel succedere. 

Le varie stime che su molti dei market mover che descriveremo saranno un importante punto fornito da varie stime di economisti e che, se confermate o smentite positivamente o negativamente, porteranno ad importanti reazioni. Le varie stime si chiamano consensus e vengono pubblicate da information provider come ad esempio Bloomberg e Reuters ed affiancate continuamente a i dati effettivi che vengono poi pubblicati dalle varie valutazioni. 

Le varie informazioni impattano quindi sui vari livelli di prezzo dove informazioni negative dei dati economici spingono positivamente il mercato obbligazionario e giù quello azionario. Gli stessi volumi di trading e la volatilità saranno influenzati dai market mover ma in una maniera, si può dire, indiretta. Difatti sia i volumi che la volatilità si contraggono prima della pubblicazione di queste importanti informazioni proprio per l’attesa tendendo a diminuire per poi aumentare (così come la volatilità). 

I principali indicatori macroeconomici sono quindi:

  • GDP, Gross Domestic Product (o PIL), serve ad indicare il valore totale dei beni e servizi prodotti in un Paese da parte di operatori economici residenti e non residenti nel corso di un anno. Ogni mese si pubblica il dato per comprendere quale andamento abbia questa produzione, se positiva o negativa.
  • Durable Goods Orders, è un indicatore molto utile per capire l’integrità industriale di un paese in quanto si riferisce a i nuovi ordini piazzati nella manifattura di beni durevoli con una durata di almeno 3 anni,

  • CPI, consumer Price index che altro non è che il valore dei prezzi al consumo, capendo il tasso di inflazione presente in un paese. Può esserci quello standard con tutti i beni all’interno oppure quello Core dove non vengono considerati i prodotti più volatili (settore energetico e alimentare).

  • PCE Core, facente sempre parte del gruppo di indicatori economici volti a comprendere la misurazione dell’inflazione negli Stati Uniti. Molto importante per le varie politiche future attuate dalla FED in risposta a situazioni economiche problematiche o espansive. 

Ad aggiungersi a questi indicatori che mostrano lo stato di salute generale dell’economia americana, un po ‘ una specie di emocromo finanziario per tirare delle somme generali, si vanno ad aggiungere resoconti sul mercato del lavoro americano. Questi dati sono fondamentali per comprendere la situazione reddituale delle famiglie degli Stati Uniti, aiutando a capire le condizioni fisiche della più generale domanda aggregata di un paese. 

  • Unemployment rate (livello di disoccupazione), misura quella percentuale di lavoro attivo che pur cercando lavoro non riescono a trovarlo. Questo valore, come abbiamo potuto vedere nel 2022 ed inizio 2023, è stato di grandissima importanza per le manovre attuate poi dalle Banche Centrali. Una riduzione o aumento porta di conseguenza ad una previsione di contrazione o espansione dello sviluppo economico del paese.
  • Initial Jobless Claims, è un indice che misura le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione del lavoro. Di base si muove un pò di pari passo con il livello di disoccupazione anche se funziona complementariamente al Continuing Jobless Claims.
  • Continuing Jobless Claims, Richieste continuative di individui che percepiscono già il sussidio di disoccupazione negli Stati Uniti.
  • Change in Non-Farm Payrolls, l’indice che misura ogni primo venerdì del mese il numero dei nuovi posti di lavori creati nei settori non agricoli negli Stati Uniti. Quindi la variazione dei salariati nei settori che producono circa l’80% del PIL americano, e i dati che vengono pubblicati vengono fortemente confrontati con i consensus stimati dai diversi economisti. Un esempio di grafico degli ultimi anni 5 anni è:

Per concludere ci sono un gruppo di indicatori economici che vanno a misurare la “consumer confidence”, la fiducia dei consumatori, come:

  • Indice ZEW,
  • Indice IFO,
  • Purchasing Manager Index, sondaggio che viene fatto a responsabili degli acquisti e che produce un dato per far capire a seconda del livello che si raggiunge se in quel momento economico è prevista una contrazione o espansione dell’economia. La soglia del positivo/negativo si trova su un punteggio di 50.

  • Indice ISM,
  • Michigan Consumer Confidence Index, i ricercatori dell’Università del Michigan intervistano 500 famiglie statunitensi ogni mese, investigando gli atteggiamenti delle famiglie mossi dal livello di fiducia che hanno per le prospettive future, stimando il livello di ottimismo presente dei consumatori statunitensi. 

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