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Quali caratteristiche guardare in un ETF?  

Uno dei prodotti finanziari sul quale è possibile costruire una strategia di investimento di lungo termine è l’Exchange-Traded Fund. Gli ETFs altro non sono che dei fondi quotati in borsa, al pari di azioni, che operano tramite una strategia indicizzata. 

La possibilità dunque di replicare passivamente un indice comporta una riduzione notevole dei costi a confronto di qualsiasi altra offerta simile proposta dai vari istituti finanziari come banche o assicurazioni. Ma bisogna comunque saper scegliere quale tra tutti i prodotti disponibili sia il migliore. 

Quali sono dunque le caratteristiche da considerare per poter fare la scelta migliore? 

  1. Costo del Prodotto. 

Partendo dal più fondamentale dei punti, bisogna capire quanto costa il prodotto che si va ad acquistare. Se si considerano infatti gli strumenti che vengono generalmente offerti dalle banche le spese che vengono caricate sul cliente possono toccare tranquillamente il 2 o 3 per cento l’anno. Decisamente troppi.

Il Total Expense Ratio (TER) sono i costi di gestione che vengono caricati su questi prodotti per essere in grado di replicare i vari indici e, proprio perché basati su una strategia indicizzata, si vanno a comprimere aumentando la profittabilità. Oltre questi ci sono le spese di commissioni della banca depositaria in quanto l’ETF investe i securities depositate in un conto separato e vengono così addebitate direttamente alla banca. Per concludere ci sono anche dei diritti che devono essere pagati per poter replicare l’indice e i costi di distribuzione i quali comprendono spese di marketing e di operazioni di distribuzione come documenti o creazioni di brochures. 

Il processo di screening dunque parte dallo scegliere l’ETF più economico che risulterà essere, se la replica avviene fedele ed uguale tra i vari prodotti, per forza di cose più redditizio.

  1. Politiche di distribuzione.

Ci sono due possibili soluzioni: ad accumulazione o distribuzione. 

La scelta qua dipende molto da che tipologia di investimento si vuole fare, non avendo una migliore in senso assoluto rispetto l’altra. Quando si sceglie il prodotto ad accumulazione sappiamo che tutti i dividendi vengono reinvestiti all’interno dell’ETF stesso. Questo comporta un incremento del valore del fondo nel corso del tempo, perfetto per costruzioni di piani previdenziali. Se si dovessero scegliere quelli a distribuzione, i dividendi staccati dalle aziende verranno dati da una a dodici volte l’anno. Si ricorda che non vi è obbligatorietà da parte delle aziende di pagare gli investitori e che per poter essere fatto, oltre alla politica aziendale preferita, ci deve essere la realizzazione di un profitto. 

Lo scegliere un ETF ad accumulazione comunque consente di evitare la tassazione periodica e di operare attraverso l’interesse composto senza la necessità di reinvestire i dividendi ogni volta che vengono pagati. 

  1. Dimensioni del fondo.

Sebbene non ci sia una dimensione minima da tenere conto nella letteratura, l’idea che più grandi siano i volumi investiti all’interno del fondo meglio sia, è realtà. Un fondo che opera con somme intorno ai 500 milioni può ridurre notevolmente il rischio del bid-ask spread, insito nei prodotti meno liquidi. Oltretutto, un fondo di piccole dimensioni può essere un campanello d’allarme per diverse motivazioni, come la sua giovanissima età o la sua scarsa profittabilità. Più grandi dunque sono i volumi mossi e più le commissioni extra applicate dal mercato per poter essere un giorno venduto si riducono. 

  1. Tipologia di replica.

Anche qua si distinguono due tipologie di repliche: una fisica e una sintetica.

Abbiamo visto prima che quando si acquista un Etf si compra un paniere di azioni che compongono l’indice. Per poter però replicare si possono o acquistare effettivamente le azioni sul mercato azionario o “costruirle” con dei contratti Swap. La replica fisica dunque sarà l’acquisto effettivo delle azioni di tutte le società che costruiscono l’indice (o parte di esso se fatte a campionamento) mentre quella sintetica esporrà l’investitore ad un rischio di controparte dato che, in quanto contratti, gli Swap dovranno essere creati da istituti finanziari. 

  1. Considerare i costi del broker

Quando si fa una previsione dei rendimenti attesi, bisogna considerare i costi caricati per la gestione dell’Etf (TER), i costi di consulenza se usata ed infine, i costi di transazione caricati dal broker usato. Ogni volta quindi che si va ad acquistare una quota, come per le azioni, si vanno a pagare delle commissioni per la piattaforma che si utilizza. Proprio perché ogni intermediario può caricare spese differenti, una delle operazioni da fare è capire per i prodotti che preferibilmente si andranno a prendere, quali possono essere i costi caricati. 

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